Cara ***,
ti ringrazio perché mi hai aperto gli occhi. I gattini appena nati
hanno ancora gli occhi chiusi, perché non sono pronti per la luce
del sole. Così, nei primi giorni di vita, si
fidano ciecamente della madre, nonostante non l’abbiano mai vista.
Io, come quei gattini, spesso ho gli occhi chiusi e come loro mi fido
ciecamente di persone che non ho mai visto
veramente. Mi fido di loro. Soffro quando si allontanano,
come i gattini piangono quando non sentono la mamma vicina. Miao, miao,
miao... Così fan loro quando si perdono o quando si trovano in
difficoltà. Miao, miao, miao... faccio io, in silenzio, quando le persone di
cui mi fido scompaiono, quando le persone a cui voglio bene spariscono
abbandonandomi. E questo miagolio mi rimane in gola, resta muto, fin
quando, spinto dalle troppe lacrime del cuore, esplode in una
manifestazione di timida e vergognosa debolezza che cerco di mantenere
nascosta. Così inizio a miagolare piano piano, sotto voce, anonimamente.
Ma le difficoltà non si risolvono in anonimato e sottovoce... basta un istante
e il silenzio esplode in un rumore intenso ma breve. Infatti, dopo un po’, si acquieta
sconvolto da nuove verità nuove e inimmaginabili. Ma soprattutto si acquieta perché mi rassegno
all’impossibilità di conoscere la verità: le ragioni della mente
umana. Quando poi vedo te, mi accontento di quella piccolissima parte
di verità che conosco. Per fortuna, la verità non è
indispensabile per vivere, ma è sufficiente la presenza di qualcuno che ogni
tanto ti ricorda che anche l'oblio può essere bello.
Con affetto,
Pietro